Garbatella, storia di una vita e di un quartiere
- pagineedaltro
- 11 dic 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 12 dic 2024
Sono stato qui alcuni giorni fa, cercando di trovare tracce, indizi o episodi che possono aver lasciato nella mia memoria, ricordi di quei luoghi ove ho vissuto per circa 30 anni.
Ho parcheggiato la macchina proprio sotto le finestre dell'abitazione che fu dei miei genitori ed ho iniziato il mio "viaggio".
Il rione nacque nel 1920 con l'idea di realizzare, tra le altre opere, un canale navigabile parallelo al Tevere che sarebbe dovuto arrivare fino ad Ostia. Idea che, però, non venne mai concretizzata.
Con l'avvento del fascismo, infatti, il progetto iniziale venne modificato e furono destinati a quest'area gli sfollati di Borgo e di Via dei fori Imperiali prevedendo la realizzazione di ben 62 lotti dell'Istituto delle Case Popolari.
Il progetto prevedeva tra l'altro la costruzione di opere monumentali di grande rilevanza come il teatro-cinema Palladium, il grande edificio storico della scuola "Cesare Battisti" e la Fontana di Carlotta adiacente alla scalinata “degli innamorati”; opere che vennero, tutte, realizzate.
Ancora oggi, la vecchia scuola elementare "Cesare Battisti" è ben viva e rappresenta un monumento all'educazione ed alla storia culturale del quartiere.
E' con questo stato d'animo, cercando di ricostruire mentalmente la storia di questi luoghi, che ho camminato nei vialetti e nei cortili ove passavo da bambino, con l'intento di ripetere il medesimo tragitto che percorrevo allora.
Infatti i miei passi hanno preso il via proprio da lì, da Piazza Michele da Carbonara, da dove poi ho iniziato il mio percorso "riservato" salendo, attraverso i cortili, verso Via Giacomo Rho e quindi alla scuola elementare "Cesare Battisti".
Durante il percorso sono stato via, via colpito soprattutto dal silenzio. Infatti, l'aspetto che più, significativamente, mi ha sorpreso, direi in negativo, è che il quartiere ha perso il suo fervore ed è solo un ricordo di ciò che era. I giardini sono vuoti perché i bambini non ci sono più e le lunghe scie di panni stesi sono parte di una realtà, ormai, smarrita.
Ripensandoci, oggi, cio' che si provava nel vederli era un senso di pulito e di freschezza. Sembrava che le lenzuola danzassero come bandiere al vento e quel bianco ricordava il profumo della pace.
Conoscevo ogni angolo dei lotti ( cosi si chiamavano le unità immobiliari) dove c'incontravamo per giocare.
Nel palazzo dove abitavo c'era un lastricato di vecchi mattoni che chiamavamo, impropriamente, giardino.
Lì si giocava ad acchiapparella, nascondino, mosca cieca, ruba bandiera, campana, un, due, tre, stella. Tutti insieme maschi e femmine per intere giornate.
Non faceva né caldo né freddo. Ogni tanto qualcuno litigava, ma tutto si ricomponeva in pochissimo tempo.
Si viveva così.
A quei tempi si andava all'oratorio. La chiesa era quella di San Filippo Neri e lì si giocava anche a calcio, a ping pong ed a calcio balilla. Nel pomeriggio del Sabato e della Domenica si potevano vedere i film nel cinema parrocchiale.
Uno spettacolo! Non i film, ma gli spettatori che nel momento clou del film applaudivano, battevano le mani ed urlavano.
Vinceva sempre il più buono, non il più forte.
Il prete ovvero il parroco era il famoso Padre Guido, ormai emblema di un quartiere che ha fatto la storia non solo della Garbatella.
Era noto per adottare regole ferree e chi non andava a messa non aveva via libera ai giochi ed al cinema.
Ovviamente eravamo, sempre, tutti presenti.
Prima di chiudere il mio tour ho visto scorrere nel mio "playback" l'immagine di mia madre che mi chiamava dal finestrone delle scale per farmi rientrare.
Tornando indietro, un attimo prima di salire in macchina, ho pensato a mio padre ed ho contato mentalmente tutte le fontanelle che avevo visto passando.
Era ciò che aveva fatto anche lui, tutti i giorni per sei anni, preso prigioniero dagli inglesi nell'inferno della campagna d'Africa durante la battaglia, nel deserto di Al Alamein.







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