Il Re va in guerra
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- 8 lug
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“Il Re che va in guerra”
All'interno della chiesa di San Giovanni le due Signore in prima fila parlavano in modo fitto, quasi sibilando tra loro.
Nell'entrare avevano notato qualcosa di strano che non riuscivano, sulle prime, a mettere a fuoco.
Poi man mano che la vista si era assuefatta a quella insolita illuminazione si resero conto che una buona parte della chiesa rimaneva nel buio.
In particolare quando il Parroco iniziò l'omelia videro che c'era una buona parte dell'altare in ombra, compreso il crocifisso che era subito dietro di lui.
Altre zone della chiesa non erano bene illuminate ma
il Sacerdote officio’ ugualmente, dicendo che già da qualche giorno c'era un problema sull'impianto elettrico.
Iniziò la sua omelia in tono molto solenne:
“Siate umili, ascoltate le vostre coscienze, non dimenticate i vostri fratelli più sfortunati che ogni giorno perdono la vita per guerre che non hanno voluto.
Proprio riguardo a questo argomento voglio leggervi stamane questa breve parabola dal Vangelo di Luca Capitolo 14, Versetti 31-33.
Il Re che va in guerra
…Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se vede che non è possibile, allora manda dei messaggeri incontro al nemico; e mentre il nemico si trova ancora lontano gli fa chiedere quali sono le condizioni per la pace.
La stessa cosa vale anche per voi: chi non rinunzia a tutto quel che possiede non può essere mio discepolo.”
Poi rivolgendosi ai fedeli continuò: vi chiedo quindi, chi di voi sarebbe disposto a rinunciare alla sua pace per donarla ai suoi fratelli?”
Prima che riuscissero ad esprimere una risposta in un tempo ragionevole,
la luce del crocifisso, fino ad allora spenta, si accese, ma con grande sorpresa videro che il Cristo non era rivolto verso di loro, ma con la faccia contro il muro.
Fu per primo il Parroco a restare sgomento, non ebbe nemmeno il tempo di avere la benché minima reazione che in un istante, una scia di sangue iniziò a scendere dal crocefisso, invase il presbiterio e si riverso’ sul suo abito bianco.
Di fronte ai fedeli increduli e atterriti quel sangue continuò a sgorgare e ben presto giunse prima sul pavimento dell'altare poi tra i banchi mentre alcuni di loro gridavano e saltavano per evitare di sporcarsi.
Fuggirono terrorizzati verso l'uscita sgomitando e spingendo i più deboli per farsi strada.
Qualcuno gridò:” È il demonio, è sua la colpa.”
Anche il Parroco cercò di raggiungere il prima possibile la via della “salvezza” spingendo chi gli capitava tra i piedi.
Le ultime ad uscire furono le due signore che si erano sedute sul primo banco.
La chiesa venne chiusa per un periodo di tempo non definito.
Sul portone venne affisso un cartello nel quale si comunicava la provvisoria chiusura per manutenzione e bonifica dei locali.







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