La ragazza del sud
- pagineedaltro
- 9 ott
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La ragazza del sud
Camilla aveva due grandi occhi marroni e dei capelli corvini lunghi e crespi che non ne volevano proprio sapere di acconciature. Se ne restavano quasi sospesi ignorando pettini e spazzole di qualsiasi genere. Così lei, consapevole, non se ne curava più e li lasciava in quel loro stato di naturale libertà.
Inevitabilmente, il suo primo giorno di lavoro come professoressa della 1° media della scuola statale “Ugo Foscolo” di Milano, il suo aspetto non passò inosservato.
Quando si presentò ai ragazzi della 1° D, ci fu, subito, tra gli studenti un scambio di occhiate ed un brusio che si spense con il suo primo “Buongiorno”.
“Mi chiamo Camilla Russo, ho 30 anni e sono di Messina” disse.
Che fosse arrivata a fare l'insegnante di una scuola media di Milano non era dovuto al destino, ma ad un concorso di qualche anno prima, che prevedeva l'esplicita indicazione della sede di assegnazione della cattedra.
Per una Messinese di razza, nata e cresciuta praticamente sullo stretto, non doveva risultare così scontato quel cambio radicale nel suo modo di vivere, ma lei aveva dentro di sé tutta la forza, l'entusiasmo ed il coraggio per compiere quel salto di qualità che avrebbe completamente cambiato la sua vita.
Aveva messo nella sua valigia soprattutto i suoi ricordi. I suoi grandi occhi neri nascondevano non solo il blu del suo mare, ma tutti i colori della sua terra, la luce di quel cielo che illuminava il suo sguardo e l'immagine dei suoi genitori che portava con sé ovunque.
Come professoressa d'Italiano aveva l'abitudine di spaziare nelle sue lezioni per l'intero Paese.
Dalle novelle di Verga alle poesie di Pascoli, da Pirandello a Pavese scorreva da Sud a Nord e viceversa, con le sue citazioni,
descrivendo luoghi, fatti, storie ed aneddoti.
Ma in ogni sua spiegazione non c'era volta che non parlasse del suo mare. Quel mare che era il centro della sua vita non l’ aveva mai lasciata, era con lei e riaffiorava in ogni occasione.
Cosicché i suoi alunni iniziarono a farle molte domande sulla sua vita, sulla sua famiglia, su quella pesca che tanto decantava di cui era stato protagonista suo padre in prima persona.
Portò loro, anche, una raccolta di storie in lingua siciliana scritte dai pescatori e gli studenti vollero che lei le leggesse in classe.
Ma la sorpresa più bella la fece facendosi spedire da un'impresa specializzata, la spada appositamente conservata dell'omonimo pesce.
Nel vederla ci fu un'ovazione, tutti volevano toccarla, tutti chiedevano informazioni su come fosse stato pescato, sul peso, sulla lunghezza, e su ogni altro particolare.
Fu una grande soddisfazione per la ragazza del sud che era riuscita con tutta la sua passione ad entrare, a pieno titolo, nel cuore dei suoi allievi.
Fu solo Il primo dei 40 anni del suo percorso scolastico che dedicò con tutta se stessa all’insegnamento.






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