Franz Kafka: la verità oltre il senso delle parole
- pagineedaltro
- 15 apr
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Buongiorno, di seguito una diversa chiave di lettura riguardo all'argomento.
Franz Kafka: la verità oltre il senso delle parole
Franz Kafka è certamente un personaggio unico nella storia della letteratura.
La sua scrittura che si muove con circospezione nei meandri di una realtà, spesso, crudele ed incapace di dare risposte ad un anima già provata, è un atto d'accusa verso un mondo che non consente un vero contatto e lascia l'uomo chiuso nella sua solitudine.
La sua parola è un grido che si alza e respinge ciò che il suo stato familiare ed i modelli sociali si aspettavano, stravolgendo quell'ordine precostituito al quale avrebbe dovuto assimilarsi.
La sua coscienza e la sua infinita sensibilità lo spingono, invece, verso il percorso che sentiva, man, mano più vicino a se stesso. Quella sua scrittura mai amata ed accettata dalla sua famiglia che lo conduceva oltre i limiti della fantasia trasportandolo verso la sua vera passione.
Così il dolore che gli proveniva da quel mancato rapporto con il padre, uomo autoritario, incapace di esprimere nei suoi confronti un rapporto più profondo ed empatico, si tradusse nella sua prima opera "Lettera al padre".
Egli portava in sé la sofferenza di quel rapporto vivendo nella incapacità di esternare il proprio dolore che costituiva un limite alle sue inclinazioni artistiche ed un pesante ostacolo sul suo futuro.
È da questa inquietudine interiore che nasce il suo più famoso romanzo: "La metamorfosi" attraverso il quale si svuota del suo corpo per lasciare posto ad uno scarafaggio orrido e ripugnante .
Quello scarafaggio che altro non è che il risultato del rifiuto, del disprezzo che avvertiva per quel suo modo di essere, non rispondente al volere di un padre che vedeva, così, disattese le sue aspettative.
Al suo stato psichico già provato da quel braccio di ferro estenuante che lo accompagnò per buona parte della sua giovinezza si aggiunse la fragilità della sua salute che rese le sua produzione letteraria come un atto d'accusa sempre più pungente e puntuale verso il mondo delle istituzioni.
Le medesime circostanze, infatti, si ritrovano nelle sue opere più note ove emerge, in forme diverse, il suo profondo malessere e si ha la sensazione che il suo dolore fisico e psicologico s'insinui nelle pieghe dei suoi romanzi.
Le sue opere più celebri "Il processo", "Il castello" e "America" trovano nelle figure del giudice, dell'agrimensore e del padrone quei personaggi che rappresentano barriere che l'essere umano, nella sua fragilità, non è nelle condizioni di poter superare. Per questo anche se incompiute, lasciano nel lettore un significato che va oltre il senso delle parole e rimandano quelle storie ad un senso di profonda inquietudine.
Visto nella sua complessità emerge dal suo pensiero quel vuoto di sentimenti e di valori che lasciava presagire di lì a poco l'insorgere di una società che avrebbe portato l'Europa verso la sua totale distruzione.
Le sue parole continuano, ancora oggi a produrre, in presenza di circostanze che impediscono all'essere umano la possibilità di poter avere risposte alle sue richieste di moralità e di giustizia sociale, la medesima inquietudine e lo stesso senso d'incertezza.






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