20 Febbraio 2025 - Giornata mondiale della giustizia sociale
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La "Giornata mondiale della giustizia sociale" è stata istituita su proposta dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2007.
"La ricorrenza mira a valorizzare l’importanza della giustizia sociale per un mondo più equo e giusto e per incrementare gli sforzi comuni al fine di contrastare le ineguaglianze, la disoccupazione, l'esclusione sociale e la povertà."
Prima di entrare nel merito di tale argomento appare necessario, anzitutto, risalire al significato di "Diritti umani", in quanto sono questi che ne rappresentano il contenuto essenziale.
Ci viene in aiuto in questo senso "La Carta Internazionale dei diritti umani" che venne sottoscritta il 10.12.1948; un momento storico carico di significato, che dalle ceneri della II Guerra Mondiale si poneva l'obiettivo di restituire al genere umano la dignità che le barbarie della guerra avevano cancellato.
L'articolo 1 della "Dichiarazione universale dei diritti umani" cita infatti:
«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.»
Esprimere tali concetti e sancirli attraverso atti di grande rilievo istituzionale di livello internazionale, significa aver, ampiamente, appreso il senso dei valori sociali e morali che sottendono a tali contenuti.
Eppure nonostante il richiamo esplicito di queste dichiarazioni, al quale facciamo spesso ricorso nel rappresentare alcune particolari criticità, nella gran parte dei casi si continua ad accettare la realtà senza dar corso alle necessarie iniziative.
Sappiamo poi che questo nobile proposito è stato, nel corso del tempo, ampiamente disatteso.
I motivi che hanno portato al fallimento di questa "dichiarazione d'intenti" non possono essere ignorati e ci conducono in un più ampio discorso legato alle strategie internazionali adottate dall'O.N.U, all'immobilismo delle politiche Europee ed all'imbarbarimento, generale, delle economie mondiali che hanno aperto, di nuovo, la possibilità di scenari apocalittici.
Circa 78 anni più tardi, infatti, proprio in un momento storico, quale quello attuale, ci troviamo nuovamente ad affrontare situazioni, allora, inimagginabili.
Lo spettro della guerra che incombe ci lascia, infatti, increduli, incapaci di accettare una realtà che per molti decenni non avevamo preso in nessuna considerazione.
Continuano, purtroppo, a persistere in ogni angolo del mondo situazioni di diseguaglianza, di sopraffazione di emarginazione e di intolleranza.
L'essere umano, purtroppo, nonostante i tanti intenti di solidarietà e di cooperazione, ha sempre messo in prima piano il potere personale,
il dominio sull'altro.
I suoi tanti proclami sono finiti nell'oblio, lasciando di fatto i più deboli in balia di stessi.
Si torna a parlare di pace senza capire perché dovremmo fare la guerra. Si uccidono centinaia di migliaia di persone per un "miraggio" che chiamiamo potere. Si calpestano i diritti i più elementari, si impedisce l'autodeterminazione dei popoli, si cancella la libertà.
Forse è il momento di ripartire dalle cose più elementari, di mettersi al sevizio della pace, di ricostruirla partendo dal dialogo, dal confronto.
Di dare avvio a "tavoli di pace" che abbiano in primo luogo, cura della figura umana, dei suoi bisogni. Di pretendere che siano creati percorsi culturali, anche nelle scuole, dedicati alla pace.
Dobbiamo spiegare la pace, diffonderla, insegnarla ai nostri figli, affinché venga acquisita come elemento indispensabile per un corretto equilibrio duraturo sviluppo sociale.
Sì forse un mondo più equo nasce proprio da qui.
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