72 ore di speranza
- pagineedaltro
- 29 giu
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72 ore di speranza
Si era seduto lì al solito posto, nella campata centrale, proprio davanti all'altare, sulla panca in prima fila.
Era il posto che gli era stato assegnato per tutto il periodo di preparazione alla prima comunione. Quella fila, infatti, era riservata ai, soli, comunionandi.
Il Parroco “Padre Guido”,
li osservava dall'altare e ad ogni loro gesto, rispondeva con uno sguardo per richiamarli all'attenzione e alla preghiera.
I posti li aveva assegnati lui quindi sapeva, anche quale fosse il nome di ognuno di loro.
Guardando l'altare Gianni era il terzo da sinistra.
Seguiva con piacere i suoi ragazzi. Il momento più bello era quello del rompete le righe che si trasformava, un attimo dopo il fatidico ”andate in pace”, in una corsa sfrenata verso il gioco.
Durante il suo sacerdozio aveva avvicinato a Dio migliaia di anime, le aveva portate nella casa del Signore perché avessero potuto trovare in lui la fonte della loro felicità.
Sosteneva che la religione non era un dogma, ma un modo di avvicinare le persone tra loro ed insegnargli quel minimo di umanità per saper affrontare la vita. Amava dire “Questo è
quello che Dio desidera!”
Gianni era ormai un uomo di 50 anni ed entrare in quella chiesa era, ogni volta, un tonfo nel cuore.
L'ultima volta era accaduto circa dieci anni prima, quando il Parroco era ancora lui.
Avevano avuto modo di ricordare insieme quell'episodio che lo aveva segnato profondamente.
Aveva circa 10 anni a quel tempo e quella prima comunione sarebbe divenuta il segnalibro della sua vita.
Un mattino, come sempre accadeva, dopo il via libera di Padre Guido, invasero velocissimi il campo di calcio per la partita di rito.
Il destino volle che battesse in uno scontro di gioco la testa sul palo della porta ed entrò in coma.
Fu lo stesso Padre Guido che lo soccorse, gli applicò del ghiaccio sulla testa e lo portò al pronto soccorso più vicino.
Con la sua mano passava, lentamente, il ghiaccio sulla sua testa come si trattasse di un unguento miracoloso.
Pregò praticamente, ininterrottamente per 72 ore, fermo davanti a lui fin quando i medici non lo dichiararono fuori pericolo.
Pianse nel ricordare quell'episodio e guardando l'altare ringraziò con lo sguardo il Signore.
Stette li’ per qualche minuto ed ebbe la sensazione che il suo pianto si potesse sentire.
Quando stava per alzarsi sentì una mano sulla sua testa e qualcuno gli chiedeva "Gianni sei tu? Sapevo che saresti tornato”. Alzò gli occhi e vide un uomo anziano con l'abito talare che gli sorrideva. Forse non lo avrebbe riconosciuto se non fosse stato per la luce dei suoi occhi che sembrava si fossero accesi.
“Era il suo sguardo pensò”; quella vita che continuava a brillare dentro quel corpo ormai logoro, che esprimeva quella profondità e quell'entusiasmo che solo la fede può dare.
Si strinsero in un lungo e fraterno abbraccio.
Forse la vita non avrebbe potuto regalargli un'emozione più autentica.
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