Giornata mondiale dell'educazione 24/1/2025
- pagineedaltro
- 24 gen
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Direi che è avvilente inserire nella copertina di questo articolo questa illustrazione che, ahimè, fa male all'Italia, ma che rappresenta, purtroppo, l'immagine stereotipata, che il mondo ha del nostro Paese.
Eggià, spaghetti, pizza e mandolini, è questa ormai la "headline" (per usare un termine pubblicitario) più diffusa del nostro Paese; un paese che dovrebbe rappresentare il cuore pulsante di una cultura millenaria che è stata capace di lasciare ovunque tracce della sua grandezza.
Quali che siano i motivi di questa immagine dovremmo essere in grado di capirlo da oltre due millenni di Storia che hanno visto il progressivo ed inesorabile tramonto di una civiltà, ormai scomparsa.
Il regno "Italico", per rappresentare quel territorio che poi si sarebbe tradotto e ridotto nella attuale Italia, ha subito nel corso dei secoli tirannie, saccheggi, ruberie, sopraffazioni, impedendo, di fatto una coesione dei tanti staterelli che lo componevano.
Il problema di questo Paese è stato, infatti, quello di non avere un volto identitario dello Stato. Secoli di storia ci riportano ad una lunga sequenza di domini, contrapposti da diverse ideologie, interessi economici, giochi di potere, per non parlare dei Papati, che non hanno mai consentito una univoca identità culturale. Presupposto, questo, indispensabile per poter creare un cammino di un popolo verso un processo di coesione sociale.
Quando nel 1948 è nata la nostra Costituzione e ci siamo detti che il nostro era uno Stato, abbiamo impiegato altri 77 anni per rendercene conto e forse per alcuni non è ancora così.
Il compito principale di quella Costituzione era, infatti quello di ricostruire, in tutto lo stivale, un clima di cooperazione e di equilibrio tra le diverse zone territoriali, da Nord a Sud con l'intento di costruire uno spirito unitario che fino ad allora non c'era stato.
Infatti prima di capire quale fosse la strada da seguire abbiamo impiegato quasi un'altro secolo e forse tuttora non sappiamo come fare.
A questo proposito occorre ricordare che il significato della parola educare di seguirlo riportata, tratta da Wikipedia:"
L'educazione (dal verbo latino educĕre o educare, entrambi con il significato di «trarre fuori») è l'attività, influenzata nei diversi periodi storici dalle varie culture, volta allo sviluppo e alla formazione di conoscenze e facoltà mentali, sociali e comportamentali in un individuo."
Ora, in considerazione di una Italia siffatta, come si poteva pensare di realizzare un concetto di educazione, valido in tutto il Paese?
Qui non si tratta, più, di insegnare a leggere ed a scrivere; qui si tratta di vivere, di realizzaresistemi sociali validi che consentano di attivare dei processi virtuosi.
Educare non è insegnare Storia, Geografia, Matematica piuttosto che Latino o Greco; educare significa vivere insieme, avere rispetto dell'altro.
È questo che facciamo?
E allora, per chiudere, ecco cosa scrive uno dei nostri cantautori più impegnati e sensibili, Giorgio Gaber, a tale proposito:
"Mi scusi Presidente ma forse noi italiani per gli altri siamo solo spaghetti e mandolini. Allora qui mi incazzo son fiero e me ne vanto gli sbatto sulla faccia cos’è il Rinascimento”.
E quindi facciamo dell'educazione "il nostro pane quotidiano" affinché si possa raggiungere quell'evoluzione necessaria a renderci un Paese affidabile, solidale, accogliente, capace di darci il lustro che meritiamo.
E allora cambiamo la nostra "headline" rappresntiamoci con l'immagine di Dante Petrarca e Da Vinci che mangiano una pizza sul lungomare di Napoli o prendono in caffè a Piazza della Signoria a Firenze.
E per finire portiamo a Roma Scipione l'Africano, Marco Antonio e Giulio Cesare davanti al Colosseo e facciamogli mangiare un bel piatto di bucatini all'amatriciana.
Buona serata a tutti voi
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