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Il clan degli uomini veri

Il clan degli uomini veri


Lo avevano incastrato con la storia del suo compleanno.

Qualcuno del cosiddetto “Clan degli uomini veri” di cui faceva parte aveva organizzato per lui un regalo speciale. Una donna con la quale avrebbe potuto passare qualche ora di divertimento e avviarlo, finalmente, al suo rito iniziatico.

Così quel pomeriggio lo accompagnarono davanti una palazzina di periferia e gli dissero che una prostituta lo stava aspettando.


Naturalmente, per lui, l'iniziazione si trasformò in un totale fallimento e rappresentò l'inizio di un penoso calvario. 

 

Il branco si muoveva sulla base della casualità e delle mode del momento in un quartiere di periferia dove la prevaricazione e l'ignoranza rappresentavano la normalità.


Dopo quell'episodio  la sua persona fu oggetto di scherno e di derisione ed iniziò a subire umiliazioni e soprusi.


Trascorse un periodo di grande turbamento e più volte rischiò di cadere in situazioni che avrebbero potuto condizionare la sua vita.


Il capo del clan  non perdeva occasione per  offenderlo in ogni circostanza. “Il verginello” lo chiamavano. 


Era consapevole che si sarebbe dovuto allontanare da quella realtà e a dargli l'aiuto di cui aveva bisogno fu prima la sua famiglia, poi la scuola che si strinse attorno a lui.


Per sua fortuna  l'inizio del nuovo anno scolastico  che lo avrebbe portato alla maturità rappresentò la sua via d’uscita.


Questo  gli permise di scoprire una dimensione umana che non conosceva: la condivisione, la lealtà, la morale, la partecipazione.

Lo studio con i suoi compagni rappresento’, inoltre, un modo di confrontarsi, anche con l'altro sesso.


Riuscì così  a ristabilire nella sua vita un processo virtuoso che gli diede la possibilità di trovare in equilibrio interiore che non aveva mai avuto.


Ben presto la sua storia venne a conoscenza di molti altri ragazzi che lo convinsero di renderla nota agli stessi professori.


Nonostante non lo avesse voluto tutto questo lo portò ad avere una notevole visibilità che gli consenti’ una più semplice possibilità di comunicazione.


Arrivarono le sue prime vere amicizie e le sue prime esperienze con le ragazze.

E proprio con una di loro si aprì quel dialogo che lo aiutò a capire il valore della vera amicizia.


L'ultimo giorno di scuola decisero di  organizzare insieme agli altri studenti e ai professori una festa  per il loro fidanzamento.

Lo stesso Preside volle dare con il suo contributo un suggello all'epilogo di quella storia sottolineando l'importanza delle istituzioni come riferimento per chiunque si trovi in condizioni di difficoltà.


Per sempre le rimase impressa l’immagine di lei con un piccolo mazzo di fiori in mano che le aveva regalato ed un sorriso che avrebbe portato con sé per sempre.


La baciò poi rivolgendosi ai presenti disse: 

“Dovevo far parte del “Clan dei veri uomini”, ma grazie a voi ho capito che non sono i clan a distinguere gli essere umani, ma l'umanità che sono capaci di esprimere.”


Grazie a tutti.




 
 
 

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Commento attentato Sigfrido Ranucci 17/10/2025

Buongiorno Professore,  concordo pienamente su quanto dice. Devo dire che nell'apprendere quanto accaduto ho avvertito un profondo senso di smarrimento, un'incertezza che ci riporta indietro nel tempo

 
 
 

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