Il papà di Chiara
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- 30 mag
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Un breve racconto
Il papà di Chiara
Il passeggero del rapido “Roma - Venezia” aveva preso posto per tempo ed era immerso nei suoi pensieri. Di tanto in tanto passava lo sguardo dal suo orologio a quello posto sul binario.
La stazione ronzava come un alveare, si scorgevano persone di ogni età e razza che si salutavano, si abbracciavano e si stringevano la mano.
Altre correvano trafelate verso
i binari con i loro carichi di bagagli.
Dopo qualche minuto di attesa il treno ebbe finalmente un sussulto, si sentì lo sferragliare deĺle ruote sui binari seguito da un rantolo lungo e profondo che si trasformò, gradualmente, in un ritmo più veloce e continuo.
Il convoglio uscendo dalla stazione scivolò via sui binari e sparì, lentamente, nei suburbi.
Il passeggero che era rimasto ad osservare, quando finalmente il treno emerse da quel labirinto di cemento ed uscì dalla città, ebbe un sospiro di sollievo.
Si lasciò finalmente andare e si accomodò sulla sua poltrona, accompagnato dal consueto, ridondante, dondolio del treno.
Si tuffo' nei suoi pensieri e ripercorse, mentalmente, i "binari" della sua vita, cercò di ricordare i cambi, le fermate e le attese che avevano scandito il suo cammino.
Sentì la sofferenza che aveva lasciato nel suo cuore quel lungo e aspro dissidio che lo aveva portato ad una difficile e dolorosa separazione.
Vide nei binari la migliore possibile rappresentazione di quella sua esperienza sentimentale . Due rette parallele che non avrebbero mai potuto incontrarsi e che, ormai, soltanto l'affetto per quel frutto insperato, poteva tenere vicine.
Il suo treno correva via veloce come la sua vita, le immagini si sovrapponevano, così, come i suoi ricordi, pensò a quegli incontri a tutto l'amore che egli portava con sé, alla consapevolezza di quanto tutto questo avrebbe pesato sulla sua crescita. Al dolore che questo gli provocava. Che avrebbe voluto chiederle scusa per una vita intera ma tutto ciò che poteva fare era amarla con tutto se stesso.
Lui era, infatti, per tutti coloro che la conoscevano, semplicemente “Il papà di Chiara.”
Ripenso' ai suoi giorni con lei, a quella città quasi irreale e così, incredibilmente, bella. Riattraverso' idealmente le calli, rivide la giostra delle gondole, i capannelli dei turisti, sentì sopra di sé il fruscio dei colombi, gli sembro' di respirare quell'aria umida e densa ed ebbe la sensazione che gli si fermasse nella gola.
Era completamente preso dai suoi pensieri quando il capotreno annunciò l'arrivo a Santa Lucia.
Prese il suo bagaglio infilò la giacca e si preparò a scendere.
Scese dal predellino alzò gli occhi e la vide salutare in lontananza. Affrettò il passo e la sentì chiamare "papà, papà". Si commosse, le lacrime gli scendevano giù sul viso; appena un istante dopo le era saltata in braccio e lo baciava.
Sentì che le diceva:" Papà ma hai sempre l'allergia quando mi vedi?"
"Sì amore, sempre" rispose.






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