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Il "ponte dell'arcobaleno" (Il viaggio di un cane e il suo padrone)


Quando sono tornato a casa stasera era già tardi e non mi hai accolto con il tuo solito entusiasmo. Hai alzato la testa, mi hai fissato con il tuoi grandi occhi marroni e ti sei avvicinato alla porta per farmi capire che volevi uscire.


Appena in strada mi sono accorto che non eri del tuo solito buon umore perché hai voluto subito cambiare direzione senza ascoltarmi un attimo.


Ti ho lasciato fare e mi hai fatto camminare per circa un'ora, piuttosto, velocemente fermandoti solo il minimo indispensabile.


Quando siamo tornati a casa ho preparato il tuo pasto ma anziché starmi vicino come fai di solito, ti ho dovuto chiamare due volte.


Ho dovuto aspettare il dopocena perché ti avvicinassi mentre ascoltavo un notiziario. Poi ti ho accarezzato fin quando non ti sei sdraiato sulle mie gambe.


Ti ho detto "bravo" e questa volta ho visto la tua coda danzare nell'aria ed ho capito che mi avevi perdonato.


Ho pensato agli esseri umani, a quanto sia difficile comprendersi e perdonarsi, a quanto tempo si perde in inutili estenuanti battaglie che vanno spesso avanti per tempi lunghissimi senza una vera ragione. Alle tante parole dette spesso senza contenuto, per spiegare circostanze o situazioni, che non avrebbero, invece nessun bisogno di essere spiegate.

Ho capito che l'unico vero sentimento che consente alle persone di potersi riconciliare è il perdono e che tutto il resto serve veramente a poco. Ma per farlo occorre un cuore come il tuo.


Ti ho guardato e mi sono sentito al tuo confronto del tutto inadeguato. Tu così fedele e fiducioso, così disposto ad accettare i miei difetti, ed io qui con tutti i limiti di un essere umano.


Forse se "Dio" avesse voluto creare un uomo migliore avrebbe potuto "dotarlo" di alcune delle caratteristiche dei cani.


Nel fare queste condiderazioni mi sono distratto e guardandoti ho visto la tua testa pendere giù come fosse staccata completamente dal collo.


Ho pensato a quanto tempo avevamo vissuto insieme, alle nostre lunghe passeggiate ed ai chilometri percorsi che sarebbero bastati almeno per fare un paio di volte su e giù per l'Italia. Ti ho accarezzato e ti ho chiesto: "Non è vero che siamo dei buoni amici?"Mi hai ricambiato lo sguardo e la tua coda ha ripreso a volteggiare nell'aria.


Poco dopo ti ho detto "Buonanotte, vado a dormire". Ti sei alzato con me e ti sei accomodato nel tuo giaciglio che rimane in in angolo dell'ingresso che ti permette di scorgermi anche di notte. Un modo per starmi vicino


Cosi' mi è venuta in mente un'antica leggenda degli indiani d'America ed ho pensato che un giorno, quando tu ed io non ci saremo più, ci incontreremo in questo luogo bellissimo, dove potrai starmi accanto tutto il tempo che vuoi ed io potrò accompagnarti e camminare con te, lontano dalla meschinità, dai sotterfugi e dalla falsità, lassù nelle celesti praterie, per attraversare insieme il "ponte dell'arcobaleno".

 
 
 

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