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L'umanoide



L'attitudine di provare emozioni non è precisamente una capacità propria delle nostre società.


Provare sentimenti implica infatti un'abitudine a guardarsi dentro e riflettere su come stiamo vivendo. E’ un'osservazione verso sé stessi; un cercare dentro di noi quella parte di io che non utilizziamo e  che come un fardello troppo ingombrante 

ben presto abbandoniamo.


Ebbene in quel fardello c'è l'essenza della vita umana. 

Ci sono tutte quelle sensazioni che ci attraversano ma che non siamo pronti ad afferrare. 

Ci comportiamo come se non avessimo tempo per farlo, se quel processo di interiorizzazione fosse inutile, fine a se stesso.


Ascoltare le proprie emozioni ci aiuta  invece, a capire, ad avvicinarsi agli altri, a sentirsi padroni del proprio cuore, della propria coscienza.

Chi è in grado di sentire questo richiamo vive due volte.

Ha la capacità di distinguersi di partecipare, di essere empatico e di condividere.


Ebbene nel DNA delle nostre società ultramoderne e ultratecnologiche, l'introspezione è un lusso che non ci si può permettere. 

Il fattore dominante è il tempo.


La nostra intelligenza è stata riformata secondo standard che non prevedono più la contemplazione, l'uso del pensiero come strumento di valutazione; non abbiamo più bisogno di pensare, abbiamo modelli matematici che sono capaci di riprodurre le nostre azioni.


La tecnologia ha creato un alter ego dell'essere umano; un prototipo di individuo che può vivere senza avere la cognizione di sé.

I primi veri automi siamo noi stessi; incapaci di liberarsi da determinati standard evolutivi, di uscire dagli steccati di una  omologazione che delimita il nostro potenziale umano.


Non c'è più umanità, non esistono più valori che possano essere  universalmente, riconosciuti perchè non esiste più rispetto verso la vita stessa.


Il nostro egoismo, la nostra arroganza, la nostra superbia hanno cancellato ogni tipo  di rispetto.

La vita umana si consuma come un “like”; i valori sono stati disintegrati dalla superficialità e si misurano con gli “emoticon”.


I nostri veri sentimenti rimarranno sotterrati, occultati dal pressapochismo e  dall'indifferenza e non saremo più capaci di esprimerli.


Continueremo a vivere di surrogati, di sostituti di qualcosa che si avvicina all'essere umano ma non lo è

e non saprà più esserlo.


Abbiamo creato l'umanoide perfetto; quello incapace di discernere il bene dal male. Quello senza sentimenti capace di sopraffare, di ammazzare, di distruggere, di far scorrere fiumi di sangue, di trasformare questo mondo in un infermo, ma incapace di provare alcun sentimento.

Nessun rimpianto, nessun dolore, nessuna emozione; come uomini droni lanciati verso i propri obiettivi.


Un’ aberrante, mostruoso,  epilogo di un uomo alla deriva

che ha perso la sua identità, la sua voce più vera, che non sa pronunciare la parola amore perché purtroppo non ne conosce il significato.




 
 
 

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Commento attentato Sigfrido Ranucci 17/10/2025

Buongiorno Professore,  concordo pienamente su quanto dice. Devo dire che nell'apprendere quanto accaduto ho avvertito un profondo senso di smarrimento, un'incertezza che ci riporta indietro nel tempo

 
 
 

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