"Occhi chiusi" - Pier Paolo Pasolini- Commento
- pagineedaltro
- 7 mar
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Occhi chiusi (Pierpaolo Pasolini) - Commento
Pasolini è stato senz'altro uno dei pochi artisti contemporanei dotati di una capacità di analisi che gli consentiva, attraverso la sua sensibilità ed il suo estro, di leggere la verità ben oltre la realtà dei fatti.
Grazie alla sua lungimiranza e ad al suo ingegno è stato forse il solo tra i suoi contemporanei, capace di intuire il futuro di questo Paese. Ma soprattutto, il solo ad acquisire la consapevolezza, che in quel futuro, la sua presenza non avrebbe potuto trovare posto.
I primi versi di questa Poesia non sono altro che la constatazione di questa certezza.
"Il problema è avere gli occhi e non saper vedere
non guardare le cose che accadono". "Occhi che non aspettano che accada più niente".
Questo assioma, che si evidenzia nei tanti articoli, scritti in quei drammatici anni 70 e si traduce in un "J'accuse", lascia infatti intendere la sua profonda amarezza per quel popolo incapace di vedere oltre l'evidenza dei fatti.
Pasolini con la sua poesia ammoniva, cercava di scuotere l'animo tentando di trasportare il lettore oltre il recinto della consuetudine.
Per questo la sua voce è rimasta nelle nostre coscienze; e' un richiamo o meglio un invito a "guardare oltre" ad osservare,
perché come suggerisce nel testo, molti "non credono che la bellezza esista".
In quel mondo che cambiava il suo volto sotto la spinta del capitalismo, egli continuava a "sognare", infatti, la sua Italia; un Paese che, ogni giorno perdeva, travolta da uno sfrenato sviluppo industriale e tecnologico, la sua "antica bellezza"
Ecco, il suo messaggio; l'approccio di ogni essere umano rispetto a quanto impone la realtà, deve essere lo stupore. La meraviglia nell'accorgersi che "anche nel deserto delle nostre strade" passa la bellezza.






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